Don Silvio Sassi, ssp

Il Cristo totale per il secolo della comunicazione globale

0. PREMESSA

È con umiltà che dobbiamo accostarci all’eredità che il Primo Maestro ha trasmesso alla Famiglia Paolina: «I vari fini convergono in un fine comune e generale: dare Gesù Cristo al mondo, in modo completo, come Egli si è definito: “Io sono la Via, la Verità e la Vita”» (UPS I, 20).

Umiltà che, anzitutto, è ascolto attento e riconoscente del passato. Per capire a fondo e poter poi rilanciare in modo rinnovato il titolo “Gesù Maestro, Via, Verità e Vita” coniato dal Primo Maestro, occorre studiare e meditare quanto il Fondatore ha detto, scritto, attuato e tentato di realizzare su questo argomento. Alcuni relatori hanno avuto il compito, in questo Seminario, di indagare sull’ampio contesto che ha permesso di portare a maturazione nel giovane Giacomo Alberione il titolo in questione. Si è poi seguito lo sviluppo progressivo del pensiero del Primo Maestro nella vastità delle applicazioni e nelle diversità di adattamenti per i vari Istituti della Famiglia Paolina. L’elaborazione che si ottiene in questa ampia ricerca complementare in tutta la vita del Primo Maestro e in tutti gli Istituti da lui fondati è il punto di partenza di qualsiasi altra considerazione.

Umiltà che, inoltre, vuole essere fedeltà creativa per il futuro. È necessario evitare due atteggia- menti estremi: un fondamentalismo miope e sterile che vorrebbe rinchiudere il titolo cristologico nel passato e una superficialità che preclude a questa sintesi un qualsiasi futuro significativo. La fedeltà creativa permette una profonda assimilazione del passato per un’adeguata riespressione nel presente aperto al futuro. Le parole del Primo Maestro dovrebbero permetterci di evitare questi errori: «Siamo riconoscenti alla Provvidenza di Dio che ci ha concesso l’immensa ricchezza di capire meglio Gesù Cristo. Accettiamo ciò che è d’obbligo, ciò che costituisce lo spirito, l’anima dell’Istituto: cioè vi- vere la devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita: devozione che non è solamente preghiera, ma comprende tutto quello che si fa nella vita quotidiana… Ora il volere di Dio, l’acquistare veramente lo spirito paolino consiste in questo, che è l’anima della Congregazione… Non è una bella espressione, non è un consiglio: è la sostanza della Congregazione; è essere o non essere paolini…» (PrDM 72-73). E ancora: «Tale devozione non si riduce alla semplice preghiera o a qualche canto, ma investe tutta la persona. Essa, praticata bene, dà a Dio un culto completo: sempre in Cristo e per Gesù Cristo… La nostra devozione al Maestro Divino si deve imparare per poi applicarla al lavoro spirituale, allo studio, all’apostolato e a tutta la vita religiosa. È utile ricordare ciò che tante volte si è medi- tato e che serve alla pietà, ma anzi deve partire dalla pietà ed estendersi a tutta la vita apostolica, perché il frutto del nostro apostolato è proporzionato a questo: presentare Gesù Cristo Via-Verità- Vita. Solo intesa in questo senso la devozione a Gesù Maestro sarà di grande vantaggio spirituale al- le anime e risponderà ai bisogni spirituali dell’uomo… Si è tanto più paolini quanto maggiormente si vive di questo spirito e in questo spirito» (PrDM 80). Nel titolo cristologico coniato il Primo Maestro vi ritrova sintetizzati “la sostanza della Congregazione” e lo “spirito paolino”: non possiamo perciò né essere ripetitori meccanici né superficiali dannosi.

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