Suor Andreina Alfero, pddm

Don Alberione e la sua iconologia religiosa

Percorsi iconologici nella pietà paolina:
processo storico e contenuti teologici in funzione apostolica

Introduzione 

Don Alberione non sarebbe d’accordo con l’affermazione di Platone per cui le immagini sono buone per confondere le idee non per chiarirle1. Pur essendo egli un “uomo di Parola”, a giudicare dalla cura con cui ha cercato, pensato e proposto le immagini, sia intese singolarmente che inserite in percorsi iconografici nelle chiese, crediamo pensasse come parola e immagine siano due modalità di dare forma al reale, di configurare l’essere. L’immagine, poi, doveva apparirgli una trasmissione di senso non sostituibile da altro2.

Se ci è chiaro che ogni atto del guardare è anche un atto di lettura, allora, senza l’inquadramento di una cornice di riferimento, un’immagine non può in alcun modo diventare significativa3. Possiamo identificare la cornice con il periodo storico ed ecclesiale, ma anche con la sensibilità spirituale e l’esperienza personale del nostro Fondatore. Dovremmo cercare i criteri per cui egli ha fatto determinate scelte, perché il soggetto rappresenta un elemento decisivo del processo di lettura delle immagini. Egli propose quelle che a lui, prima di tutto, parvero significative, capaci di veicolare la sua spiritualità e il progetto apostolico, elementi che egli fuse sempre molto bene. L’immagine risultava capace di sintetizzare meglio i concetti, molto più che una frase, sebbene seppe trovare anche quelle.

Nei confronti di un’immagine possiamo assumere diversi atteggiamenti, sempre in bilico, fra il desiderio di afferrarla pienamente e il rischio di annientarla. Fra l’aver tutto e il perder tutto, poli tra i quali si tende il rischio di una certa storia delle immagini, si insinua una fragile possibilità: quella di una “leggibilità” dell’immagine, che ben lungi da significati consolidati una volta per tutte, scaturisce dall’incontro di tempi anacronistici, di un presente che si impegna a saper guardare un’immagine del passato, cioè a cogliere il punto in cui essa ancora “brucia”.  …

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