Prof. Gianfranco Maggi

La visione storico-culturale di don Alberione

«Si sentì profondamente obbligato a prepararsi a fare qualcosa per il Signore e gli uomini del nuovo secolo con cui sarebbe vissuto» (AD 15)

“Fare San Martino”: l’arte dei mezzadri 

Aveva appena un anno, il piccolo Giacomo Alberione, quando fece il suo primo “San Martino”. Così veniva chiamato allora il trasloco delle famiglie di mezzadri da una cascina all’altra, che avveniva appunto l’11 novembre, festa del santo.

Stipati tutti su un carretto, lui, i suoi fratelli, i genitori e le poche masserizie, accompagnati dalle loro poche bestie, si trasferivano da San Lorenzo di Fossano a Montecapriolo di Cherasco. Il “San Martino” di una famiglia contadina «cristiana, molto laboriosa, proverbiale fra i conoscenti sotto questo aspetto» che cercava migliori condizioni di vita e possibilità di ottenere un reddito un poco più alto.

La categoria dei mezzadri – contadini che coltivavano la terra di un proprietario che stava quasi sempre in città, dividendo con lui il prodotto sulla base di patti non proprio equi che accollavano al mezzadro oneri e servitù assai pesanti – costituiva all’epoca, assieme a quella dei piccoli e piccolissimi proprietari coltivatori diretti la grande maggioranza di chi lavorava le terre dell’Albese.

Nel corso dell’Ottocento, si era via via compiuto un processo di frazionamento della grande e media proprietà terriera. Con gli anni, come scrive Vittorio Rapetti, «successioni ereditarie, frazionamento di alcune grandi proprietà, liquidazione dell’asse ecclesiastico e dei beni fondiari del Demanio concorrono a determinare un nuovo assetto fondiario con strutture aziendali ridotte e con fondi spesso polverizzati in tanti minuti appezzamenti».

Così si compiva la breve parabola di quei contadini che, ossessionati dal desiderio di diventare proprietari della terra che lavoravano, ci erano riusciti, magari indebitandosi in modo gravoso e spesso con usurai, per scoprire poi che il loro piccolo fondo non era sufficiente a garantire loro un livello di vita decoroso, tanto meno se toccava poi dividerlo tra i figli. Una classe di piccoli e piccolissimi proprietari (al censimento del 1871 oltre il 42% dell’intera popolazione della zona) estremamente fragile. …

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