Don Guido Gandolfo, ssp

I voti religiosi paolini

PERCHÉ UNA RIFLESSIONE SUI VOTI?

In un  Incontro qualificato  e di grande interesse quale  la nostra Congregazione sta vivendo – SEMINARIO INTERNAZIONALE  SUL CARISMA PAOLINO – può  trovare spazio  una  riflessione sui  voti  o consigli evangelici?  Pensiamo proprio che la risposta non  possa  che essere affermativa. E questo  per diverse  ragioni.

Una  prima  ragione è la coerenza.1 Non  sembra  possibile  approfondire il carisma  senza  rivisitare  il tema  dei voti. Nella “esperienza dello Spirito” – il carisma,  appunto – donata a don  Alberione  circa la Società San Paolo, la vita religiosa,  e con essa i voti o consigli evangelici, costituiscono elemento integrante, trattandosi di quel  “passo definitivo” (AD 24) che  il Fondatore fu  spinto  a compiere verso  il 1910.

Ma ci sono  altre  ragioni,  che potremmo chiamare di opportunità, o ancor più, di urgenza di una riflessione  sui voti.

Per alcuni,  infatti,  il tema dei voti evoca  qualcosa  di abbastanza lontano, un  semplice  richiamo a quanto si è conosciuto e studiato nell’anno (bello o difficile) del noviziato, e magari  relegato più  tra i ricordi, nemmeno tanto  piacevoli, che tra i motivi-guida della vita.

Per altri, si potrebbe trattare di qualcosa  di scontato, quasi di ovvio, comunque non ben vivo e quindi pressoché ininfluente sia sul piano dottrinale sia sul piano pratico.

Potrebbe essersi  verificato  anche un altro atteggiamento. È possibile che  i voti,  recepiti  a suo  tempo in un’ottica quasi esclusivamente giuridica, richiamino oggi solo “cose proibite”  e “cose ordinate”. Con la conseguenza di un istintivo  rifiuto!

Accanto a queste ragioni, occorre tener presente la mutata sensibilità dell’uomo contemporaneo, diversa da quella del secolo scorso, essendo ben diverso  il tessuto socio-culturale-religioso in cui vive…

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